Ci fa molto piacere pubblicare l’articolo di Avvenire del 23 settembre 2016 dedicato a Happy Network e che puoi leggere più sotto. 

La sottolineatura che viene fatta nell’articolo dello slogan “Vita tua,vita mea” è un aspetto molto significativo e indica la via per un autentico “noi inclusivo” che naturalmente va collocato nel giusto contesto, per non ridurlo ad un generico ” vogliamoci bene”.

Cosa significa “noi inclusivo”? Cosa o chi si deve includere?

La prima inclusione è quella che riguarda l’uomo nella sua totalità e cioè la considerazione globale dell’uomo che comprende oltre alla sua dimensione materiale anche quella spirituale che di fatto viene invece negata dalle ideologie relativiste e laiciste ( ateismo pratico: si accetta una dimensione spirituale dimezzata ridotta al privato che di fatto è la sua negazione).

La seconda inclusione riguarda la verità della storia; la realtà storica per essere realmente vitale deve includere il proprio “dover essere”, cioè riconoscere a attuare la verità oggettiva inscritta nel proprio essere;questo dover essere rimanda di necessità al proprio garante e per questa via rientra a pieno titolo la presenza ( e anche la necessità metafisica)  di un Dio garante che appunto si fa storia misurandosi con la libertà umana.

Solo per questa via il “noi inclusivo” può estendersi alla totalità della famiglia umana sempre e solo sotto forma di proposta mai come imposizione. La via del “noi” è impegnativa ma è la via che consente una autentica sopravvivenza e convivenza umana costruttiva.

Vita tua, vita mea: dalla collaborazione nasce il successo